Tolosa 2005

Tolosa 2005

VISITA 2005 DELLA DELEGAZIONE DI MERVILLE (FRANCIA)

 

Una delegazione di Bergantinesi si è ritrovata nella tarda mattinata di venerdì 01 luglio 2005 con la delegazione di Merville a Isola della Scala (VR), importante centro della “strada del riso”.

Presso la Sede Municipale siamo stati accolti dal Sindaco Dott. Liana Montalto e da una rappresentanza degli amministratori e dei dipendenti comunali. La Signora Montalto – porgendo il suo benvenuto sulla “Strada del Riso Vialone Nano Veronese IGP” – ricorda che oltre ad essere una vera e propria strada ” che si articola in un itinerario predefinito e si snoda tra strade di campagna costeggiate da risaie e paesi ricchi di storia e tradizioni comprende oltre a importanti comuni del veronese anche altrettanto importanti comuni del mantovano; la “Strada del Riso” è inoltre una associazione riconosciuta dalla Regione del Veneto che ha come scopo la valorizzazione turistica di un vasto territorio a vocazione risicola situato nella zona Sud Occidentale della Provincia di Verona, confinante appunto con il territorio di Bergantino.
Ricordando che anche Isola della Scala è gemellato con un comune francese – AUBAN – conclude auspicando di rivederci al più presto ed invitandoci alla Fiera del Riso di Isola della Scala che si terrà nel mese di settembre e durante la quale verranno cucinati e consumati più di 30.000 Risotti all’Isolana.
Un piccolo rinfresco suggella questa nuova amicizia .

La comitiva tutta ha raggiunto successivamente l’Agriturismo San Gabriele dove abbiamo potuto gustare – tra le altre specialità della casa – questo importante prodotto delle nostra terra: il Riso Vialone Nano, coltivato su terreni irrigati con acqua di risorgiva, unico in Italia ad essere tutelato con il marchio europeo I.G.P.
Successivamente abbiamo raggiunto un’importante riseria di
Isola della Scala – la riseria Melotti – con annesse risaie, capannoni per la lavorazione del riso e spaccio.
La Famiglia Melotti ha ricevuto nel 1999 il premio Migliore Azienda Agricola Europea per le capacità imprenditoriali”. La campagna è infatti una passione autentica per la famiglia Melotti: un sentimento che ha radici lontane e profonde.

Ispirata da una tradizione di rispetto per l’ambiente, per gli uomini e per la qualità della vita trasmessa con entusiasmo da padre in figlio, è alimentata dalla generosità e dal fascino di una terra, la pianura a Sud di Verona, in cui la natura ha profuso in abbondanza acque limpide di sorgente e sostanze preziose per le colture, in particolare per il pregiato Riso Vialone Nano Veronese. L’Azienda Agricola di Giuseppe Melotti è quindi una impresa a gestione familiare che si è sviluppata con successo grazie alle scelte lungimiranti di un uomo innamorato della sua terra, che ha la fortuna di condividere questa passione oltre che con la moglie Rosetta, anche con i giovani figli Luca, Gianmaria e Francesca, che lo affiancano nel lavoro dell’azienda. Dal 1986 l’Azienda Agricola Melotti si è specializzata nella produzione, lavorazione e vendita diretta del Riso Vialone Nano Veronese. Questo pregiato riso, che contribuisce alla fama della gastronomia italiana nel mondo per le sue qualità, è l’orgoglio della famiglia Melotti ed è oggi l’unica varietà in Europa ad aver ricevuto l’ambito riconoscimento di Indicazione Geografica Protetta. Dietro la conquista di questo marchio prestigioso ci sono condizioni particolari di produzione, determinate da un ambiente naturale straordinario (buona terra di medio impasto e acqua limpida di sorgente) e da regole severe nella coltivazione, che non deve essere contaminata da sostanze chimiche.
La visita è stata molto interessante perché partendo dalla piantina di riso immersa nell’acqua della risaia abbiamo visto l’intera lavorazione del riso: la fase di produzione del riso richiede una attenta selezione delle materie prime e una particolare lavorazione. Per giungere ad un elevato standard qualitativo del riso, la fase della produzione del riso è estremamente importante in ogni suo aspetto.
I processi di lavorazione del Riso Vialone Nano Veronese I.G.P., abbandonata quasi completamente la lavorazione con i vecchi pestelli ma rispettando le vecchie tradizioni, sono effettuati con apparecchiature di avanzata tecnologia che continuano ad essere nella sostanza molto semplici. Il riso arriverà ai consumatori senza aver subito alcun trattamento chimico e nessuna manipolazione.
Il riso grezzo viene innanzitutto asciugato in impianti ad aria calda e successivamente i granelli, liberati dagli strati esterni (sgusciatura), subiscono la sbiancatura, risultato di un semplice processo meccanico di sfregamento. Vengono quindi sottoposti ad una selezione con griglie a lettori ottici capaci di riconoscere e separare, impurità e chicchi difettosi. A questo punto il Riso Vialone Nano Veronese I.G.P. è pronto per essere impacchettato e proposto ai consumatori.
Il riso italiano è considerato come uno dei migliori di tutto il mondo per le sue particolari caratteristiche e qualità; è classificato in quattro gruppi: comune, semifino, fino superfino ed appartiene ad una determinata classe a seconda delle caratteristiche del chicco di riso.
Il riso è conosciuto da più di 7000 anni dai popoli asiatici e costituisce circa l’80% della loro alimentazione, ma anche in Italia è da qualche secolo lavorato e prodotto

Il viaggio verso Bergantino – nel mezzo della pianura padano-veneta – ci ha dato l’occasione per approfondire la conoscenza di un territorio ricco di testimonianze architettoniche e culturali e che ha saputo conservare e valorizzare molti dei suoi antichi usi e sapori.

Verso le ore 18.00 siamo arrivati a Bergantino ed abbiamo accompagnato i nostri ospiti in famiglia ed nelle piccole strutture alberghiere locali dove erano alloggiati; come lo scorso anno abbiamo adottato questa soluzione per consentire uscite autonome che portano ad un maggiore coinvolgimento dei nostri ospiti alla vita quotidiana e quindi a relazionarsi con la popolazione tutta.

La Serata Ufficiale con scambio dei doni tipici della cultura Veneta, quali il cesto di prodotti alimentari locali, piccoli ma significativi oggetti dell’artigianato veneto ed un gessetto dipinto dai Maestri Madonnari raffigurante il San Giorgio – Santo Patrono della nostra comunità – si è svolta nella piazza antistante a Palazzo Strozzi – sede del Museo della Giostra – è stata presenziata dall’ex Sindaco di Bergantino –Dott.ssa Laura Negri – ora Assessore Provinciale.

La cena è stata organizzata dalla Pro Loco che da sempre collabora con l’Amministrazione Comunale nell’organizzazione di questi incontri.
Canti, balli e giochi hanno allietato la serata.

Innanzitutto i ragazzi del Grest (attività di dopo scuola – organizzata dalla Parrocchia in collaborazione con l’Amministrazione Comunale – che intrattiene i ragazzi dalla prima elementare alla terza media con attività manuali, scuola di teatro, giochi e quant’altro) hanno dato un saluto di benvenuto molto gioioso e colorato coinvolgendo nei balli persino i Sindaci.

La Biblioteca Comunale ha preparato alcune scenette molto divertenti che sono state gentilmente tradotte per i nostri amici mentre la corale parrocchiale ha proposto musiche e canti della tradizione italiana.

Nella prima mattinata di sabato 02 luglio la delegazione francese e di un gruppo di Bergantinesi sono partiti per Rovigo per una breve visita alla sede dell’Amministrazione Provinciale guidati dall’ex Sindaco di Bergantino DOTTssa Laura Negri – ora Assessore Provinciale alla Cultura – per far conoscere ai nostri ospiti il funzionamento delle istituzioni a livello locale. Il saluto di benvenuto – a nome del Presidente Dott. Federico Saccardin impegnato all’estero – ci è stato rivolto dal Vice Presidente Dott. Gino Sandro Spinello nella Sala del Consiglio dell’Amministrazione Provinciale; il Dott. Spinello ha spiegato ai nostri ospiti in modo semplice ma esauriente il ruolo e l’impegno dell’Amministrazione Provinciale nella gestione delle attività di competenza.

A seguire una breve ma interessantissima visita alla Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi – considerata una delle più importanti del Veneto – che purtroppo stava traslocando da palazzo Bosi (sec. XVIII) all’adiacente al palazzo accademico.
L’Accademia dei Concordi, sorta nel 1580 circa per iniziativa del conte Gaspare Campo, comincia ad occuparsi di pittura verso la metà del sec. XVIII commissionando ai maggiori pittori veneti una serie straordinaria di ritratti di rodigini illustri e di protettori veneziani. Anche diversi nobili cittadini cominciano allora ad interessarsi di pittura. Il conte Giovanni Francesco Casilini diventa un vero collezionista d’arte veneta del Quattrocento e del Cinquecento; riunisce nel suo palazzo quasi duecento opere che decide poi di lasciare in legato all’Accademia dei Concordi dimostrando illuminata sensibilità. Con l’arrivo nel 1833 della collezione Casilini ha origine la pinacoteca dell’Accademia dei Concordi. In seguito altri generosi cittadini donano i loro dipinti. Un notevole incremento avviene nel 1878 con il legato di metà della collezione dei conti Silvestri; l’altra metà va al Seminario Vescovile di Rovigo. Il terzo importante legato si verifica nel 1901 grazie al commendatore Gobbetti. Si costituisce in questo modo una pinacoteca ricca di quattrocentocinquanta opere prevalentemente di arte veneta dal sec. XV al sec. XVIII, tra le quali spiccano alcuni capolavori conosciuti in tutto il mondo.
Nel 1982 la Pinacoteca del Seminario Vescovile, ricca di circa duecento opere, è stata affidata all’Accademia dei Concordi ed esposta al terzo piano della pinacoteca; è avvenuta così la riunificazione della collezione Silvestri.

Abbiamo poi visitato il Museo dei Grandi Fiumi; un progetto di Museo nuovo e moderno collegato con altre realtà fluviali europee ed, in particolare, espressione di una terra compresa fra i due maggiori fiumi italiani, il Po e l’Adige, ricca di testimonianze storiche e naturalistiche.
Il Museo, oltre ad essere spazio espositivo, è un centro di conservazione e tutela del patrimonio storico ed archeologico. Promuove inoltre ricerche finalizzate principalmente alle indagini archeologiche e paleoambientali del territorio e ad attività di archeologia sperimentale, in collaborazione con altre realtà istituzionali.

Le indagini archeologiche, suffragate dalla ricerca di superficie e dalla fotografia aerea, in questi ultimi anni hanno notevolmente ampliato ed arricchito il quadro delle conoscenze relative all’archeologia del Polesine, moltiplicando il numero dei siti noti e rivelando un insediamento diffuso, distribuito preferenzialmente lungo antichi corsi d’acqua.
Il Museo è dotato di un cospicuo archivio di fotografie aeree e fotografie da deltaplano dell’area polesana, frutto di anni di riprese, che costituiscono uno strumento fondamentale per la ricerca archeologica e lo studio geomorfologico del territorio. La fotografia dall’alto, infatti, consente di leggere i segni e le tracce sepolte nel terreno, grazie alle variazioni di colore del suolo o delle colture.
Le attività di archeologia sperimentale si svolgono presso il laboratorio di restauro del Museo e sono finalizzate a studiare e ricostruire gli antichi processi di trasformazione e lavorazione delle materie prime, quali selce, osso e corno, metalli, vetro. La sperimentazione è nata dalla necessità di riprodurre antichi manufatti ed oggetti nella loro integrità e funzionalità, in seguito alla scelta espositiva di affiancare le riproduzioni ai reperti originali.
Fuori programma breve visita al tempio cittadino della Beata Vergine del Soccorso a pianta ottagonale, ma noto come la Rotonda. La semplicità dell’esterno è arricchita da un largo porticato con colonne di ordine toscano, a fusto liscio, decorato nel tempo da 80 lapidi che ne fanno un sacrario di memorie cittadine. Costruita – sembra nel 1594 – quale ex voto per lo scampato pericolo da una pestilenza o da un assedio di nemici, eventi riferiti proprio al 2 luglio, giorno della Visitazione. Nell’interno – veramente suggestivo e spettacolare – vi sono molti grandi quadri pittorici del 1600 di vari autori veneti, l’altare in legno dorato di stile barocco ed una preziosa cantoria. Il tempio e’ stato progettato dell’architetto Zamberlano, allievo del Palladio.

Il pranzo si è tenuto in un locale molto pittoresco, il Michelangelo da Vinci: una vecchia corte agricola ristrutturata con due aerei veri (uno è della compagnia aerea slovacca e l’altro quello dell’ex Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Leone) rimaneggiati ed usati come locali pizzeria.

Nel pomeriggio abbiamo portato i nostri ospiti – sempre fuori programma – a visitare a Fratta Polesine Villa Badoer (detta la Badoera); progettata dal Palladio nel 1554 per il nobile veneziano Francesco Badoer la villa è destinata a diventare il baricentro della vasta tenuta agricola di quasi cinquecento campi da questi ricevuta in eredità sei anni prima. Costruita e abitata nel 1556, la villa doveva quindi essere funzionale alla conduzione dei campi e insieme segno visibile della presenza, per così dire feudale, dei Badoer sul territorio: non a caso l’edificio sorge sul sito di un antico castello medievale. Palladio riesce a unire in una sintesi efficace entrambi i significati, collegando il maestoso corpo dominicale alle due barchesse piegate a semicerchio che schermano le stalle e altri annessi agricoli.
Probabilmente sfruttando le sottostrutture del castello medievale, il corpo dominicale della villa sorge su un alto basamento, richiamando precedenti illustri come villa Medici a Poggio a Caiano di Giuliano da Sangallo, o la poco lontana villa dei Vescovi a Luvigliano di Falconetto. Ciò rende necessaria una scenografica scalinata a più rampe, la principale a scendere nella corte, e le due laterali a connettersi con le testate delle barchesse, ricordando così la struttura di un tempio antico su terrazze. Le elegantissime barchesse curvilinee sono le uniche concretamente realizzate da Palladio fra le molte progettate (per esempio per le ville Mocenigo alla Brenta, Thiene a Cicogna o villa Trissino a Meledo) e la loro forma — scrive lo stesso Palladio — richiama braccia aperte ad accogliere i visitatori: fonte antica di riferimento sono molto probabilmente le esedre del tempio di Augusto a Roma.

Nelle barchesse Palladio usa l’ordine tuscanico, adeguato alla loro funzione e alla possibilità di realizzare intercolumni molto ampi che non intralcino l’accesso dei carri. La loggia della villa mostra invece un elegante ordine ionico a enfatizzare il ruolo di residenza dominicale. Il fuoco visivo dell’intero complesso è calibrato proprio sull’asse dominato dal grande frontone triangolare retto dalle colonne ioniche, su cui campeggia lo stemma familiare, tanto che i fianchi e il retro della villa non sono assolutamente caratterizzati e presentano un disegno semplicemente utilitario.
Per il resto la struttura distributiva del corpo dominicale presenta la consueta organizzazione palladiana lungo un asse verticale, con il piano interrato per gli ambienti di servizio, il piano nobile per l’abitazione del padrone e infine il granaio. Tutte le sale sono coperte da soffitti piani e sulle pareti Giallo Fiorentino ha disegnato complessi intrecci di figure allegoriche dai significati in parte ancora oscuri.

Dopo una così intensa giornata i nostri amici sono rientrati nei loro alloggi dove hanno potuto riposare un paio d’ore.

Alla sera ci siamo ritrovati nella piazza antistante Palazzo Strozzi per la “I Serata delle Tipicità”. Distribuiti sul perimetro della piazza e della strada tanti gazebo proponevano ai nostri ospiti ed a tutti i convenuti – veramente numerosi – piatti storici tipici della nostra terra cucinati al momento (risotti, spaghetti con le sarde, porchetta, polenta e pesciolini fritti, pinsin con salumi) oltre ai frutti delle nostre zone quali angurie, meloni, miele … il tutto accompagnato da musica e balli.

< p”>L’impegno ufficiale della domenica mattina si è concentrato nella S. Messa che è stata celebrata alle ore 09.30 nella Chiesa Parrocchiale; come lo scorso anno in nostro Parroco ha saputo coinvolgere la delegazione francese invitando alcuni componenti a cantare con la nostra corale che ha preparato per l’occasione nuovi canti liturgici in francese.Il comitato organizzatore ha ritenuto di lasciare, nelle prime ore della mattinata, la più ampia libertà ai componenti della delegazione francese in quanto abbiamo notato come si sia innescato nei nostri ospiti il desiderio di conoscere più profondamente la vita di tutti i giorni magari visitando le nostre case e conoscendo tutti i componenti della famiglia che per ragioni diverse non riescono a presenziare durante gli incontri ufficiali.

Tra alcuni mervilloises e bergantinesi si è instaurata una tale amicizia che, sulla scorta di esperienze ed hobbies comuni, li portano a scambiarsi conoscenze in piccoli gruppi con brevi escursioni organizzate autonomamente.

E’ stato comunque possibile, per chi lo desiderava:
– visitare il locale Museo Nazionale della Giostra e dello Spettacolo Popolare
– visitare liberamente il paese
– passeggiare sulla sommità arginale del fiume Po
– visitare il locale Museo della Civiltà Contadina
– fare compere nei negozi del paese.

 

Purtroppo il Giro d’Italia Femminile ha effettuato due passaggi in territorio comunale ma piuttosto decentrati rispetto ai luoghi dove si stava pranzando mentre la partenza di tappa del lunedì che è avvenuta a Bergantino quando i nostri ospiti erano già sulla strada del ritorno.

Il pranzo che si è tenuto presso la Cava Battaglie – messa a gentilmente a disposizione dall’Associazione ENAL PESCA – è stato come sempre organizzato dalla Pro Loco con piatti tipici locali. Il primo pomeriggio è proseguito tra brindisi e canti popolari fino al momento della partenza dei nostri ospiti che ci hanno lasciato già con un pizzico di nostalgia.

 

Pagina aggiornata il 06/06/2024

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